Il governo Monti e il successivo governo Letta hanno condotto una complessa opera di rafforzamento della credibilità dell’Italia, in particolare all’interno dell’Unione europea (Ue), così da riguadagnare quel credito, sia politico che economico, che è essenziale per l’uscita dalla crisi. In questi ultimi anni la politica estera italiana ha dovuto dare assoluta priorità a questo recupero di prestigio e ruolo a livello internazionale. Molte altre questioni e problematiche sono state affrontate, comprese alcune crisi che hanno coinvolto direttamente gli interessi nazionali, ma la concentrazione dei governi nel loro insieme – e non solo del Ministero degli Esteri e della Presidenza del Consiglio – su quell’obiettivo primario, ha messo in luce una sorta di “scala delle priorità” della politica italiana. Un fatto, questo, che avviene solo in situazioni eccezionali, quando si è di fronte a scelte dirimenti, da cui dipende il futuro del Paese. L’Italia affrontò una
sfida analoga nel dopoguerra, quando, con un’impegnativa e onerosa scelta di campo, si trattò di reinserire pienamente il Paese nel sistema politico ed economico occidentale. Il governo Renzi e i successivi, quale che sia il loro profilo politico, dovranno misurarsi con la stessa sfida, almeno fino a quando il periodo di grave crisi ed emergenza non sarà stato pienamente superato.