Il dibattito europeo, in questi mesi in cui lo stesso futuro dell’Europa può essere a rischio, si concentra sui temi essenziali del rafforzamento della governance economica dell’UE, del futuro delle prospettive finanziarie e dei bilanci pubblici di molti Stati membri, delle conseguenze della crisi greca e spagnola, dei rischi di contagio e, più in generale, della situazione economica e finanziaria europea, preoccupazioni, queste che rischiano di pesare, in modo determinante, sul bilancio comunitario attuale e soprattutto sulle prospettive finanziarie post 2013. Vogliamo e dobbiamo scongiurare il pericolo che questa situazione si traduca in un blocco del bilancio dell’UE, o peggio ancora in una riduzione, insomma in un bilancio di austerità, che, nascondendosi dietro l’esigenza di “better spending”, in realtà cerchi di determinare cambiamenti riduttivi nel modo di utilizzare le risorse del bilancio comunitario, ma soprattutto che possa spingere l’Europa e gli Stati membri a limitare gli investimenti necessari per la crescita e l’occupazione.. Non possiamo accettare di costruire per il nostro domani, una “gabbia”, cioè un “bilancio di crisi” perché abbiamo bisogno di tornare a crescere e dobbiamo dunque preparare un bilancio di investimenti e di sviluppo e professionale. In questo quadro anche la Politica di Coesione deve tornare in primo piano, anche come dotazione finanziaria, perché può essere una potente leva per la competitività dei territori, per il superamento di storici “ritardi” e per una qualificazione del capitale umano. Un rilancio dell’Unione Europea non può dunque prescindere da un ambizioso finanziamento per la politica di coesione 2014-2020. Cifre inferiori, rispetto a quelle stabilite dalla Commissione, come qualche paese vorrebbe per ridurre la spesa pubblica, chiuderebbero la porta a importanti opportunità, essenziali per le economie dei 27 paesi membri. I negoziati sul futuro della Politica di coesione post 2013 si accompagnano con un dibattito acceso sul bilancio, la sua struttura e la ripartizione delle dotazioni finanziarie tra le varie categorie di regioni che va ormai di pari passo con una discussione sui modi per aumentare il “valore aggiunto” di questa politica, ottimizzandone i risultati e il necessario ritorno sugli investimenti.
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