(tratto dall’intervista a Marco Sergi, presidente dell’associazione MEDInaTERRANEA)
Si potrebbe pensare che, perché il co-sviluppo si realizzi, possa bastare l’intervento di soggetti profit, e al massimo delle istituzioni: dopotutto si tratta di investimenti economici che imprenditori immigrati e italiani fanno verso il paese di origine, nel nostro caso il Marocco. C’è un ruolo però che è insostituibile in ogni progetto di co-sviluppo, quello delle organizzazioni non governative, che oltre ad essere portatrici di conoscenze e relazioni con i paesi terzi, costituiscono la garanzia che gli scambi tra i due paesi possano andare nella direzione di un business sostenibile, responsabile e verde. Nel co-sviluppo dunque, ogni attore coinvolto ha le sue specifiche: il settore profit ha delle competenze tecniche, le istituzioni delineano delle politiche e stanziano fondi, il non profit si occupa di fare rete mettendo insieme le risorse umane, sociali ed economiche nel rispetto della responsabilità sociale d’impresa.
C’è bisogno, per iniziare, di un interesse comune: persone che vogliono tornare nel paese di origine investendo in una attività, imprenditori italiani o di altri paesi attratti dalla possibilità di scoprire un nuovo mercato ed internazionalizzarsi, delle istituzioni interessate ad avviare politiche di vicinato o che hanno già attivato politiche di vicinato di un certo tipo. Un secondo fattore essenziale è il coordinamento tra non profit ed impresa, che risulta spesso problematico a causa di una sfiducia reciproca, anche se in questo momento di crisi si stanno iniziando ad allacciare relazioni interessanti. Anche il coordinamento tra donatori è a volte carente, ci sono infatti politiche e progetti di sviluppo, altri di co-sviluppo, ma raramente queste politiche e i fondi vanno nella stessa direzione. E’ necessario dunque lavorare tra società civile, istituzioni, imprenditori e capire come poter coordinare e destinare dei fondi che vadano tutti verso una zona e verso delle categorie di persone.
Il progetto di co-sviluppo che abbiamo avviato tra Lombardia e la regione marocchina di Tadla Azilal cerca di creare questo produttivo coordinamento tra le parti coinvolte. A Milano abbiamo una situazione favorevole, non solo ci sono delle istituzioni interessate alle relazioni tra Lombardia e alcune regioni specifiche del Marocco, ma abbiamo anche persone, all’interno delle istituzioni, che sono molto motivate ed hanno voglia di creare un esempio unico in relazioni di questo tipo. Il progetto è inoltre legato alle tematiche di Expo 2015, uno stimolo importante per spingere gli interventi di co-sviluppo e l’avvio di impresa da parte di immigrati di ritorno e di italiani interessati a internazionalizzare verso un’idea di verde e sostenibile. Sui temi ambiente ed energia c’è infatti, tra le due sponde del Mediterraneo, una relazione quasi alla pari in termini di capacità tecniche, idee e politiche, Expo quindi ha le potenzialità di diventare un laboratorio, un momento di scambio di buone pratiche tra nord e sud.