L’insicurezza civile, l’instabilità politica e gli scontri tra gruppi armati nel Lower Shabelle e nella regione di Gedo continuano generare casi di violazione dei diritti umani, episodi di violenza e migrazioni di massa. La popolazione rimane in uno stato di acuta crisi alimentare e di emergenza umanitaria.
I tassi di mortalità neonatale, infantile e materna sono tra i più alti del paese: la presenza del colera, il cibo scadente, la mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base rappresentano dei rischi reali per la popolazione. Malattie come il morbillo, inoltre, si trasmettono rapidamente in condizioni di vita affollate, come nelle aree peri-urbane e nei campi per gli sfollati, e la copertura vaccinale non è ancora sufficiente a prevenire i focolai. In un contesto in cui il tasso di mortalità materna è di 1.044 per 100.000 nati vivi, la salute riproduttiva è inoltre quanto più importante: le cure pre e post natali sono però scarse e mancano quasi ovunque le cure in casi di emergenza per complicazioni durante il parto.
In stretta collaborazione e con il finanziamento di UNICEF, abbiamo iniziato un programma di approccio intersettoriale: per garantire effetti positivi e la sostenibilità, è infatti necessario il lavoro sinergico con azioni nei settori acqua e igiene, nutrizione e istruzione.
Insieme a Unicef e il Somalia Support Secretariat, lavoriamo per rafforzare i servizi di assistenza all’infanzia, garantire una maternità sicura e sostenere la vaccinazione dei bambini. Attraverso il sostegno alle strutture sanitarie di base del Lower Shabelle e della regione di Gedo, si rafforzerà cosi l’accesso, l’utilizzo e la qualità dei servizi sanitari.