Quando hai iniziato a lavorare al COSV e come ci sei arrivata?
Ho iniziato a lavorare al COSV nel gennaio 2011, è stato attraverso un amico che mi ha informato che il COSV aveva bisogno di un Segretario Amministrativo. Contemporaneamente sono stata ammessa alla facoltà di sociologia, e Marco (il coordinatore paese) mi ha consigliato successivamente di passare dall’amministrazione all’area sociale.
Cosa significa per te lavorare in una ONG?
Innanzitutto per me è un piacere immenso. Prima lavoravo per un’impresa privata, che ovviamente non ha lo sfondo sociale di una ONG. Lavorare con una ONG mi permette di avvicinarmi ai temi sociali che vengono affrontati, in cui mi identifico e a cui posso contribuire. Anche l’incontro con professionalità internazionali è molto importante perché mi permette di crescere e confrontarmi.
Come è percepito nel tuo contesto sociale chi lavora per una ONG?
C’è uno stereotipo che chi lavora nelle ONG internazionali guadagna molto, invece la mia sfida è far capire che non è questa la motivazione, ma il lavorare per una ONG significa contribuire ai cambiamenti. Questo è più facile quando vivi in un contesto urbano, lontano dalla famiglia, che spesso pretende da te dei soldi per il lavoro che fai.
Qual’è l’impatto del lavoro che stai facendo?
L’impatto lo riconduco al progetto sulla violenza domestica, che ha contribuito a rompere con un certo tipo di tradizione. Grazie alla legge e agli attivisti si sta iniziando a produrre un cambiamento di comportamento e cultura: quello che prima era considerato normale, ovvero la violenza domestica come parte della tradizione, inizia a non esserlo più.
Lavorare al COSV ha avuto un forte impatto anche su me stessa: mi ha dato la possibilità di essere parte attiva del cambiamento, entrando in contatto con le autorità locali e le associazioni. Lavorando ho potuto anche apprendere nuovi valori, come il rispetto e il valore dei diritti umani.
Stando in una ONG con progetti in diversi settori, inoltre, posso avere una percezione di temi e ambiti che non fanno parte della mia formazione ma che mi interessano. Per esempio, nel progetto musicale, c’è stato un momento in cui, facendo delle interviste, sono entrata in contatto con la musica e le storie di vita delle persone coinvolte che mi hanno aperto una finestra sul settore.
Raccontaci un’esperienza significativa
Per me lavorare con Marco, che è stato per un anno rappresentante per il COSV in Mozambico, è stata un’opportunità preziosa: mi ha insegnato ad interagire con le diverse realtà della società civile, mi ha incoraggiata a partecipare a dibattiti ed aveva esperienza nell’ambito di violenza domestica. Un caso particolare a cui ho assistito durante il mio lavoro come coordinatrice del settore sociale, è stato quando ho aiutato una coppia a non separarsi. Si trattava di una coppia che conviveva da tre anni ma da tempo non c’era più intesa tra i due. La donna mi ha chiamato per chiedere il mio aiuto, il marito l’aveva picchiata e buttata fuori casa. Ho chiamato la coppia, ci siamo trovati e abbiamo intrapreso un percorso per capire come il circuito della violenza può crescere e le diverse forme che assume. E’ stato significativo perché la coppia si è ritrovata e si sono sposati. Ancora oggi mi ringraziano per l’aiuto.
Hai sperimentato cambiamenti/delusioni in questi anni di lavoro al COSV?
Durante il mio lavoro ho avuto una pessima esperienza di collaborazione con una collega, che lavorava per un’associazione partner di progetto. Non rispettava l’etica professionale, non aveva rispetto per il mio lavoro e affrontava le situazione conflittuali con aggressività. Purtroppo si è immischiata anche nella mia vita privata. Lavorare con lei è stato davvero un grande sacrificio.
Cosa ti aspetti dal futuro?
Il mio desiderio è quello di essere una sociologa preparata per lottare per i diritti umani nel mio paese.
Come vedi il Mozambico tra 20 anni?
Penso che il Mozambico vivrà una crescita in tutti i settori e un cambiamento dinamico nel modo di pensare e di agire. C’è una crescita dei movimenti sociali della società civile, la democrazia in Mozambico inizia ad essere attuata: mentre prima la gente non parlava, con la presa di coscienza dei propri diritti, la gente inizia a parlare in forma organizzata. C’è stata recentemente una marcia contro i rapimenti, che ha portato ad un’enunciazione pubblica del ministero della giustizia, ed effettivamente c’è stato un impatto sul fenomeno. Anche a livello politico, si percepisce una certa tendenza a scardinare i poteri consolidati e una maggior rotazione di coloro che stanno al potere.