“Lotta alla violenza domestica e promozione dei diritti umani nella provincia di Maputo”: un progetto che insieme all’associazione Nhamai-DHMC abbiamo seguito negli ultimi due anni e, con le ultime attività del mese di luglio, volge al termine. Cosa è stato fatto in questi due anni di progetto? Quali metodologie sono state usate? Cosa ne pensa la società civile e che risonanza ha avuto a livello istituzionale?
L’evento di chiusura organizzato presso il centro Nhamai, lo scorso 12 luglio 2013, è stato un momento importante per ritrovarsi con tutti gli attori con cui stiamo lavorando per combattere la violenza domestica a Maputo, rispondere a queste domande e dare visibilità – tramite i media nazionali – al centro di accoglienza per vittime di violenza domestica. Uno dei soli tre presenti in Mozambico.
Sono 630 mila le donne e 576 mila gli uomini che gli attivisti e i mobilizzatori sociali hanno raggiunto con le attività di sensibilizzazione nelle comunità, come le esibizioni di danza tradizionale e il teatro dell’oppresso. All’evento il gruppo di danza Nteko – che fa parte di un’associazione culturale del distretto di Marraquene, uno dei distretti in cui abbiamo lavorato – si è esibito in una performance sui diritti umani e ha voluto dedicare una canzone al centro di Nhamai. “Un luogo prezioso, in cui donne vittime di drammi unici possono trovare un rifugio”, cosi Nteko ha descritto Nhamai.
La riproduzione della metodologia del teatro dell’oppresso è stata curata direttamente da un gruppo di attivisti e mobilizzatori dei distretti di Matola e Moamba, che negli ultimi due anni hanno portato in scena nelle comunità storie di violenza domestica da combattere. Con le loro performance, hanno via via rappresentato le varie forme di violenza domestica riconosciute dalla legge 29/2009 e spiegate dal progetto: violenza fisica, violenza morale, violenza patrimoniale, violenza sessuale e violenza psicologica.
Davanti al pubblico composto dagli altri attivisti e mobilizzatori, dai rappresentanti del Ministero delle Donne e l’Azione Sociale, da associazioni e istituzioni locali, il gruppo di Matola e Moamba ha inscenato un caso di violenza di genere praticata da una donna su di un uomo, realizzando in questo modo un interessante scambio di ruoli, e una pièce relativa alla violenza morale praticata nei confronti di una donna, a cui il compagno vieta di instaurare rapporti di vicinato.
Da parte del Ministero delle Donne e dell’Azione Sociale – rappresentato dalla segretaria esecutiva del Consiglio Nazionale per l’Avanzamento delle Donne, Neide do Santos – è stato espresso un forte apprezzamento del lavoro svolto, con un invito a dare continuità alle attività. Anche la responsabile delle relazioni con la società civile dello stesso Ministero, presente per il Dipartimento Provinciale, ha voluto manifestare la sua stima e la necessità di dare seguito alle buone prassi promosse nel corso del progetto.
L’evento di chiusura è stato particolarmente importante anche per la presenza di numerosi rappresentanti della società civile, segno dell’ampio e positivo impatto del lavoro di networking, che ha portato alle creazione di una rete di attori coinvolti nella sensibilizzazione dei diritti delle donne. Il network di associazioni continuerà a lavorare con il centro di Nhamai, che, oltre ad essere uno dei pochi centri presenti nel paese, ha dimostrato di essere capace di azioni concrete sul territorio, per l’applicazione di un sistema integrato di interventi – con servizi di consulenza psicologica e giuridica, servizi medici e di accoglienza – in favore delle vittime di violenza.