Continua la collaborazione tra COSV, Humanitarac, Cooperatives Europe, Con.Solida e Associazione Trentino con i Balcani per la definizione di una prassi possibile di servizi sociali offerti a livello di territorio in Montenegro, e in occasione del convegno di chiusura del progetto “Establishment of sustainable service delivery by CSOs in partnership with local self-governments in Montenegro”, finanziato dall’Unione Europea nel quadro dei fondi di pre accesso (IPA), sono stati sollevati spunti di riflessione che aprono il dibattito a nuove prospettive future. Partendo dal contesto attuale, in cui il decentramento amministrativo di recente inserimento – in linea con il percorso di adeguamento legislativo all’Unione Europea – spinge verso la ricerca di soluzioni altre dal modello statale fortemente centralizzato – ereditato e ancora in essere in Montenegro, sono stati presi in considerazione i diversi modelli di welfare applicati in Europa per valutarne la compatibilità con la società montenegrina.
Il modello trentino del “welfare mix” – generalmente indicato come un’eccellenza nel contesto dell’Unione Europea – in cui servizi territoriali gestiti da privati si affiancano a servizi pubblici centralizzati, potrebbe essere una soluzione in grado di ridurre l’impatto economico per le amministrazioni e permettere la crescita della qualità dei servizi. Ma è effettivamente esportabile nei Balcani? Degli sforzi sono attualmente in corso, come ad esempio l’inserimento dei bambini con disabilità nelle scuole – pur mantenendo il sistema parallelo degli istituti speciali – a cui Cosv e cooperazione Italiana hanno contribuito attraverso la formazione del personale di sostegno previsto dalla legge. Tuttavia, l’efficacia di tale modello in Montenegro è ancora in fase di valutazione e si ritiene che un più ampio confronto possa condurre alla formulazione di un modello ad hoc. A differenza dell’esperienza trentina, la riforma in atto in Montenegro sta infatti seguendo un processo verticale, dal basso verso l’alto, e manca un’effettiva esperienza operativa sul territorio.
Procedendo sul tracciato della riflessione in corso sulla trasformazione delle cooperative sociali in “vere” imprese sociali, e su che cosa effettivamente significhi il termine impresa sociale, ci si è chiesti se l’internazionalizzazione delle cooperative possa essere una strada da esplorare.
Le cooperative sociali trentine, che da anni collaborano con il tessuto associazionistico dei Balcani, potrebbero infatti istituire direttamente dei servizi innovativi su questi territori, collaborando sia con le istituzioni sia con le associazioni portando capacità organizzativa, gestionale e professionale, assumendo e formando il personale locale.
L’introduzione entro l’anno della legge sulle cooperative sociali, a cui il Ministero degli Affari Sociali del Montenegro sta lavorando – con fondi IPA, Unione Europea – insieme a Cosv e Cooperatives Europe, e dal Trentino in collaborazione con il centro studi Euricse (presieduto dal prof. Borzaga), potrebbe aprire il quadro legislativo a questa prospettiva. Sull’adozione del welfare mix in Montenegro e sulla possibilità di un’apertura di un quadro di internazionalizzazione delle cooperative sociali, il dibattito è dunque aperto.
La percezione comune è che, per l’efficacia del decentramento legislativo e la sostenibilità delle proposte sulla gestione dei servizi sociali, sia sempre più forte l’esigenza di creare un coordinamento di tutti gli attori coinvolti, un network che possa davvero influire sulle scelte sociali del Paese – forte delle esperienze trentine e del confronto permanente delle organizzazioni no- profit che erogano servizi sociali con i Ministeri. Un nuovo step che COSV, insieme a Cooperatives Europe ed Associazione Trentino con i Balcani, intende promuovere per continuare il percorso di quasi tre anni (due progetti) sostenuto dalla Delegazione Europea di Podgorica.