Con il progetto Mediterranean Bridge, tentiamo di costruire un ponte tra la società italiana e quella turca, lavorando sulle prassi legislative e la prestazione di servizi delle istituzioni in materia di tutela dei diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti.
Seguendo l’esempio e approfittando del supporto italiano, la Turchia sta rivisitando le politiche di accoglienza e rispetto dei diritti umani, muovendo un altro passo nella strada di riforme che conduce all’Acquis Comunitario e, dunque, all’ingresso nell’Unione Europea.
La Turchia, inoltre, è oggi il crocevia dei flussi migratori di richiedenti asilo diretti in Europa. Proprio come l’Italia, dunque, ha bisogno di dotarsi di strumenti normativi e gestionali efficaci per affrontare la difficile congiuntura innescata dalla crisi siriana in zone particolarmente esposte, come la provincia di Gaziantep, a sud, dove il progetto ha preso piede nel 2015. Spesso, infatti, nelle aree di intenso traffico migratorio, gli addetti ai lavori non hanno piena comprensione o consapevolezza dei dispositivi e delle discipline: si è quindi reso necessario il potenziamento delle capacità istituzionali locali, tramite il partenariato con le autorità e le Organizzazioni Sociali italiane coinvolte nel sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Così, abbiamo coinvolto le municipalità locali, il sindacato dei giornalisti e tutte le OSC (aventi sede nella provincia di Gaziantep e impegnate nella tutela dei diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti) in attività di studio comparativo delle prassi legislative, volte ad un corretto e più rapido assorbimento dei modus operandi europei su scala nazionale turca.
Si parla di scala nazionale perché il progetto ambisce ad astrarsi dal contesto regionale per esportare i risultati ad un macro-livello, tramite la stesura congiunta e la divulgazione di un report contenente le principali riflessioni e linee guida.
L’auspicio è che il partenariato a livello istituzionale favorisca in primo luogo il miglioramento delle condizioni dei rifugiati, oltre che il potenziamento delle competenze istituzionali e l’intreccio di legami forti tra la società turca e quella italiana. Lo sviluppo di tali legami e di un alto livello di cooperazione consentirà il raggiungimento di una piena comprensione reciproca e, dunque, l’apertura di un valido dialogo in materia di giustizia, libertà e sicurezza.