A partire dalla fine di dicembre fino alla metà di febbraio tutto il centro-nord del Mozambico è stato colpito da piogge eccezionali, che si sono abbattute non solo sul paese, ma anche sui paesi confinanti da cui provengono i principali fiumi. Dopo il passaggio della piena il Mozambico si è ritrovato tagliato in due per il crollo del ponte di Mocuba sull’unica arteria sud-nord del paese, al centro della provincia della Zambezia, ed allo stesso tempo tutta la parte a nord del ponte, circa metà del paese, è rimasta senza energia elettrica per circa quattro settimane.
La Zambezia, dove gestiamo il progetto ‘’Conservazione delle Risorse Naturali nella Riserva Nazionale di Gilè e nelle sue aree periferiche attraverso il rafforzamento delle attività economiche e produttive delle comunità rurali’’, è stata tra quelle più colpite, non solo dalle piogge, ma soprattutto dallo straripamento dei fiumi. Le strade secondarie, esclusivamente di terra battuta e sabbia, sono state scavate dall’acqua fino quasi ad essere impercorribili e molti dei ponti sono stati letteralmente spazzati via. Delle quattordici comunità coinvolte nel nostro progetto, per adesso solo otto sono raggiungibili, le altre sono ancora isolate, anche telefonicamente, a causa della caduta di alcuni ripetitori.
Tutti i campi in prossimità dei fiumi sono andati distrutti e con loro le case e i beni di molte famiglie. Per quanto ci possa sembrare strano qui la perdita dei campi ha conseguenze molto più serie di quella di una casa, la casa si ricostruisce, la maggior parte sono di legno e fango secco, mentre perdere il campo significa perdere il raccolto. In un’area dove l’agricoltura è ancora legata alla sussistenza il risultato di tale perdita è la fame.