Linee guida e indirizzi di programmazione – Aggiornamento marzo 2014
Il 2014 – e più in generale il prossimo triennio – saranno probabilmente, per ragioni interne e internazionali, anni di grandissima importanza per ridisegnare il profilo e gli obiettivi della cooperazione italiana allo sviluppo.
Sul piano interno, il Parlamento ha avviato in un clima veramente positivo l’esame del disegno di
legge, approvato in gennaio dal Consiglio dei Ministri, che riforma organicamente la disciplina della cooperazione, 27 anni dopo la legge 49/87 che regola tuttora la materia.
Per il secondo anno di fila, la legge di Stabilità ha confermato e consolidato le risorse a disposizione, in coerenza con un sentiero graduale e realistico di rientro negli standard europei e dopo lunghi anni di contrazione del budget.
L’Italia, inoltre, avrà nella seconda metà dell’anno la responsabilità della Presidenza dell’Unione Europea, una opportunità di grande visibilità che potrà permetterci anche di avvicinarsi nelle migliori condizioni all’Expo di Milano del 2015, il cui tema “Feeding the planet – Energy for Life” ha forti assonanze con alcuni degli obiettivi globali della cooperazione internazionale.
Sul piano internazionale, il 2014 sarà l’ultimo anno preparatorio per i grandi appuntamenti che
condurranno nel 2015 all’adozione in sede Nazioni Unite della nuova Agenda per lo Sviluppo, il
primo tentativo di scrittura della grammatica comune di un nuovo modello di sviluppo sul quale far convergere tutti gli attori della comunità internazionale, statuali e non, pubblici e privati. La convergenza virtuosa di percorsi immaginati fino ad oggi come paralleli (MDGs e SDGs) e il dialogo fra diverse constituencies internazionali crea una cornice di importanza inedita per convogliare l’attenzione della grande opinione pubblica su questi temi.
Nonostante questo fortunato allineamento di scadenze interne e internazionali, continua a essere non scontata la battaglia politica per affermare le ragioni dell’impegno italiano nella cooperazione allo sviluppo. Fra le eredità complesse della crisi economica europea di questi anni, vi è anche la tendenza al ripiegamento domestico di fronte alle crisi e alle emergenze internazionali e, più in generale, una reazione istintiva che incita il legislatore a concentrarsi prima sui molti fronti aperti nella società italiana piuttosto che a guardare ai grandi traguardi di riequilibrio economico, sociale e ambientale di natura internazionale.
Per questa ragione, oltre alle iniziative di comunicazione pensate ad hoc, ogni intervento concreto di cooperazione, ogni appuntamento internazionale, ogni dibattito domestico deve continuare a essere occasione e pretesto per un’inesausta azione di advocacy in favore della cooperazione. Solo una narrazione continua e convinta sulle ragioni umane, politiche ed economiche della cooperazione, sull’efficacia del suo impatto, sulla giustezza dei suoi obiettivi può far maturare la legittimazione necessaria a costruire il consenso politico nelle sedi idonee, un consenso propedeutico a dotare il Paese di nuove regole e strumenti, e a garantire al sistema degli attori di cooperazione le risorse adeguate per potere operare.