“La canzone che abbiamo portato si chiama One Nation, ed è un omaggio all’umanità. Sia che le nostre origini siano al nord, al sud, ad est od ovest, facciamo tutti parte di questo mondo e ciò che succede in ogni angolo del mondo ci interessa”, ha raccontato Petra – originaria dalla West Papua, ma nata a Vanuatu e poi cresciuta in Australia, dove la famiglia ha ottenuto un permesso di soggiorno come rifugiati politici. “Per questa canzone abbiamo creato una bandiera, con un cerchio che abbraccia tutte le direzioni”.
Ha appeso la bandiera sopra una lavagna a fogli mobili, dove ha scritto il testo della canzone. Intorno a lei sessanta musicisti – immersi nella foresta dell’isola di Espiritu Santo (Vanuatu) – l’hanno seguita nel coro di One Nation, al ritmo di jambè, violini, ‘mbira, chitarre, ukulele, flauti, dijiridu. Sono i partecipanti di Singaot Musik Kamp, il primo campo residenziale per musicisti nel Pacifico, organizzato all’interno del progetto Music Bridges grazie al finanziamento del programma Culture+ dell’ACP-EU.
Vengono delle Fiji, Solomon Islands, Samoa, Nuova Caledonia, Papua Nuova Guinea, West Papua, Tonga, Austria, Australia, La Reunion, Mozambico e Vanuatu, sono artisti che cercano di mantenere vive le tradizioni e la cultura della loro terra attraverso la musica, portandole in scena e facendole viaggiare nelle sonorità di altri musicisti. Perché questo è Music Bridges, un progetto per favorire l’incontro tra culture attraverso la fusione di sonorità e contribuire allo sviluppo dell’industria musicale di Vanuatu e Mozambico.
Le storie dei musicisti si sono intrecciate nell’incredibile contesto della foresta del villaggio di Mon Exil, in un’intensa attività di workshop creativi per lavorare ad una traccia comune che ha aperto il festival Lukaotem Gud Santo ed è salita sul palco del più noto Fest Napuan, il maggiore evento musicale di Vanuatu, che attira ogni anno circa 40.000 visitatori.
“Essere parte di questo progetto è un’opportunità unica. Lo scambio creativo, la crescita come musicista, la possibilità di suonare a due festival con altri musicisti dal Pacifico e dall’Africa.. un’esperienza che ricorderò per tutta la vita” racconta Willie Tekatoha, tastierista del gruppo Kaumaakonga – dalle Solomon Islands. “Ammetto che prima di partire ci ho pensato più volte, non sapevo esattamente cosa aspettarmi.. non vivo di musica e per partecipare ho preso un periodo di ferie al lavoro. Ed è stata la scelta migliore che potessi fare!”.
Sono pochi i musicisti del Singaot Musik Kamp che vivono di musica: le industrie musicali del Pacifico e dell’Africa australe hanno in comune una debolezza strutturale, non sono in grado di tutelare i diritti degli artisti e mancano opportunità adeguate di promozione artistica. Per i musicisti del Pacifico, in particolare, mancano occasioni di performance, di incontro e scambio con artisti internazionali. Per sostenere i musicisti nell’accesso a circuiti musicali e nei personali percorsi di professionalizzazione, il progetto ha quindi previsto l’organizzazione di tre workshop sui temi delle industrie musicali e self management, copyright e licenze libere.
“Vanuatu è un paese molto giovane, dal punto di vista dell’industria musicale” ha spiegato Marcel Meltherorong, cantautore e chitarrista di Vanuatu, in occasione del workshop su industria musicale e self management. “Il primo concerto su palco c’è stato nel 1996, non ci sono etichette musicali, gli studi di registrazione presenti sono solo a Port Vila e Espiritu Santo, la legge sul copyright non è attuata e non esiste una società di gestione collettiva”.
In un contesto cosi fragile, per i musicisti è fondamentale capire i meccanismi di self management: per sapere come proporsi, per cercare di costruirsi una carriera, per uscire dallo stereotipo che il musicista è solo un intrattenitore. Rufus Maculuve, di Music Crossroads Mozambique, ha condotto il workshop, con il contributo di alcuni musicisti del campo, come Ofa Fainaka – originaria dell’isola di Tonga. “Essere un musicista non significa solo suonare e cantare” ha spiegato Ofa. “Per essere professionisti bisogna anche saper gestire l’attività di musicista a tutto tondo: i contatti, le relazioni, le performances. Ci può essere un manager che si occupa della gestione del gruppo o del musicista, ma c’è anche la possibilità di un self management che funziona. Io non ho un manager, e riesco a gestire la mia vita da musicista da sola”.
La presenza di formatori dal Mozambico ha rafforzato la connessione tra contesti intra ACP, soprattutto in ambito diritti d’autore, argomento delicato e di grande interesse. Jaime Joel Jaime Guambe e Benjamim Batista Nandja di Somas (società di gestione collettiva del Mozambico), con il contributo di Seru Serevi, della società di gestione collettiva delle Fiji, hanno presentato ai musicisti le rispettive esperienze e aperto la strada alla creazione della prima società di gestione collettiva di Vanuatu. I musicisti presenti si sono infatti organizzati per identificare un rappresentante per isola, con il proposito di mantenere attivi i contatti con i formatori e strutturare la società in Vanuatu.
Licenze libere e Creative Commons hanno chiuso le sessioni di workshop a Port Vila, con la presenza di Cristina Perillo di Lettera 27 e Soohuyn Pae, coordinatrice regionale del network Creative Commons Asia-Pacific. Music Bridges è il primo evento a Vanuatu che si apre ai Creative Commons, con l’ottica di proseguire nel prossimo anno di progetto un percorso per una maggior comprensione e utilizzo delle licenze libere per la promozione dei musicisti.
Chiuso il primo grande evento di Music Bridges, il team composto dalle associazioni Music Crossroads Mozambique, Further Arts e COSV si prepara per il prossimo appuntamento.. 2014 a Maputo!